E se facessimo un giro in bici?

pista ciclabile

Oggi ho deciso di prendere la bici per andare in Sormani a restituire dei libri, tanto ho pensato “c’è la nuova pista ciclabile che attraversa corso Buenos Aires e Porta Venezia, l’inquinamento è sceso e c’è il sole!”.

 

Munita di caschetto, occhiali e mascherina sono partita! Già dopo i primi cinque minuti credevo di collassare, non so se per il casco o la mascherina, comunque ho pensato di tirare fuori il naso dalla mascherina – tanto facevo movimento – e di tenere il casco che era più importante…

 

Dopo alcune peripezie raggiungo la tanto discussa pista ciclabile. Devo dire che non è fatta così male come dicono, il vero unico problema è che sia a Milano! La stessa, fatta in una località turistica avrebbe avuto un senso diverso… Ma coraggiosa decido di proseguire. Confesso: ero tentata di tornare indietro e prendere i mezzi pubblici, ma il mio orgoglio, mischiato al terrore del Covid in agguato sulla metro, mi hanno convinta a proseguire l’avventura!

 

Prima di tutto ci sono due grandi criticità, le macchine che ti sfiorano nei punti esterni, facendoti provare un leggero brivido e i camion che ti tagliano la strada per rifornire i negozi (questi ti danno un brivido assai maggiore!).

 

La fatica è piuttosto grande perché ogni minuto trovi una macchina parcheggiata dentro la ciclabile, con le quattro frecce attivate, però intanto è lì, tu non puoi passare e hai altri 10 ciclisti grintosi e agguerriti alle spalle. Ci sono tre possibilità, ti getti in mezzo alla strada con le auto di cui sopra, ti fai travolgere dalla mandria posteriore, oppure schizzi sul marciapiede evitando le matrone in passeggio, che anche in tempo di distanziamento, camminano come un plotone orizzontale.

 

Altro ostacolo è il ciclista contromano che non sa leggere la freccia dipinta e la sciura nervosetta e stizzita che ti scampanella nelle orecchie per guadagnare il semaforo, semaforo al quale si ferma per continuare la discussione al cellulare!

 

Detto questo sono riuscita a fare tutto il percorso andata e ritorno, tra una salita, uno slalom, una marea di camion, tre autisti ultra centenari felici di aver trovato finalmente la loro corsia preferenziale, monopattini zig-zaganti, pedoni con la faccia negli smartphone e agili spalancatori di portiere!

 

Ora sono stanchissima, decisamente accaldata, la mia mascherina è un cencio sporco e io sono nera del fumo dei camion, mi sono stressata tantissimo attivando la vista periferica e probabilmente anche quella posteriore per sopravvivere e soprattutto sono consapevole del fatto che – per un po’ di tempo – in bici andrò solo al parco!!!

NASA – A Human Adventure

Oggi ho avuto il piacere di  visitare la mostra della  Nasa a Lambrate. E’ iniziata il 27 settembre allo Spazio Ventura XV e terminerà il 4 marzo 2018. La zona non è comodissima, l’ideale è prendere la 54, perchè si trova a circa un paio di km dalla metro di Lambrate.

Gli spazi sono abbastanza grandi, basti pensare che si tratta di 2500 mq e si possono trovare circa 300 manufatti originali disposti su un bellissimo percorso didattico che si snoda in 6 sezioni: si parte dalla “gantry entrance”, per poi andare nell’area dei “sognatori”, “la corsa allo spazio”, “i pionieri”,  “la resistenza” e infine, “l’innovazione”.

Il pubblico accede all’esposizione attraverso la stessa passerella che gli astronauti della NASA percorrono prima di salire a bordo degli shuttle.
E’ possibile vedere da vicino un po’ tutto quanto riguarda il mondo dello spazio: razzi, shuttle, Rover spaziali (i miei preferiti!), e tanto altro. Tra i vari, sono presenti anche un modello in scala del razzo lunare Saturn V; la replica della pioneristica capsula Mercury, e della Gemini (costruita per missioni di lunga durata); un modulo dell’Apollo che portò l’uomo sulla Luna; lo Space Shuttle, prima navicella riutilizzabile e il telescopio Hubble.

Ho particolarmente apprezzato il programma Mercury 13 degli anni ’60,  relativo alle FLATs: first Lady Astronaut trainees, le prime apprendiste astronaute coinvolte nelle missioni spaziali statutinetensi, in particolare Jerry Cobb!

Per chi è alla ricerca di nozioni, è interessante poter conoscere  la storia della National Aeronautics and Space Administration (NASA), e le sue conquiste.

E per i più temerari? Consiglio di provare la simulazione offerta dal  “G-Force – Astronaut Trainer”. La coda per per questa attività era fattibile, si paga un extra ticket di 4 euro (che, a mio parere, poteva essere incluso nel biglietto visto che non è proprio regalato!). Molti anche i bambini che lo hanno provato (superiori ai 120 cm e accompagnati dai genitori  se minori di 14 anni).

Nel complesso consiglio di vivere questa esperienza interattiva, ne vale proprio la pena!

 

 

Krav Maga – difesa personale

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Il Krav Maga è un’arte marziale volta alla difesa personale. Nasce in Israele nella prima metà del XX secolo grazie all’ufficiale dell’esercito israeliano, Imi Lichtenfeld, nato a Budapest esperto in tecniche di lotta occidentali (in particolare pugilato e lotta).

Recentemente in Europa ed in particolare in Italia si sta diffondendo l’uso di questa tecnica grazie anche alla sua velocità di apprendimento e alla crescente esigenza di doversi difendere.

Imparare a proteggersi è importante per tutti, uomini e donne di qualsiasi  età. I tempi sono molto cambiati, gli uomini sono spesso inclini a seguire corsi per la propria sicurezza, ma nelle donne c’è ancora una certa diffidenza nel difendersi, nel prendesi cura di sé stesse.

Le donne hanno il diritto e il dovere di proteggersi dalle numerose forme di aggressività che la società presenta. Quindi non si parla solo di una formazione fisica e di un allenamento che sono comunque necessari, ma proprio di un training psicologico che aiuti a superare i retaggi in parte legati alla nostra cultura e in parte alle paure che possiamo avere.

Spesso capita di essere spaventate all’idea di rincasare sole la sera, di non essere accompagnate da qualcuno e l’idea di difendersi può intimorire perchè fa pensare al rischio potenziale, con il risultato che non si fa nulla sperando di non trovarsi in situazione critiche.

Ma in realtà farsi rispettare è importante in tutti gli ambiti della nostra vita e l’atteggiamento giusto, la forma mentale adeguata aiutano a prendere sicurezza e ad affrontare diverse situazioni, non solo quelle estreme dove si rischia la propria incolumità.

Avere conoscenze in ambito di combattimento, disarmo, sono competenze che non tolgono nulla alla femminilità – da sempre le donne sono le prime a lottare per la propria famiglia, i propri figli e a volerli proteggere, fa parte della vita.

Non tutti i corsi sono fatti bene e non devono aver lo scopo di  fomentare odio o violenza, o spaventare ancora di più, al contrario, devono insegnare a saperla controllare, gestirla senza trascendere in loop distruttivi. E’ quindi importante informarsi e leggere prima di scegliere la scuola da seguire…  Per esempio una scuola molto seria è il Krav Maga Study Center di Milano dove gli istruttori sono seri e qualificati, attenti alle persone e ai singoli bisogni.

Il krav maga è una disciplina poco conosciuta di fatto e a volte interpretata in maniera non esatta, è una tecnica di difesa democratica che insegna alle persone di tutte le culture a difendersi con strategia, un perfetto bilanciamento tra fisicità e psicologia, e proprio per questa sua stessa natura si adatta a target anche molto diversi.

“Tesoro quale sport vorresti fare?”

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“Non saprei mamma, però l’importante è che non sia faticoso”, ecco. Iniziamo bene. Sempre di più i nostri figli conducono una vita sedentaria, soprattutto se si vive in una grande città come Milano. A questo però bisgona aggiungere che esistono due categorie estremiste che da buon genitore bisognerebbe cercare di evitare, da un lato  i maniaci dello sport, quelli che vogliono che il figlio sia un piccolo campioncino da esibizione e dall’altro i super-intellettuali che fanno fare nel tempo libero quasiasi attività al figlio purchè sia “intelligente”, meglio se dotata di laboratorio.

Ora un pochino di sport non guasta, da tutti i punti di vista, psicologico e fisico e a scuola ne fanno sempre meno e lo fanno male. Anche la ricreazione è molto sedentaria e spesso salta pure. Dunque andiamo a caccia di uno sport per il piccolo…

Si comincia a guardare i volantini a scuola, sono tutte arti marziali “Ju Jitusu”, “Karate”, “Judo” ecc. Non male se uno non avesse un figlio che esordisce con l’esclamazione “mamma l’importante è che non sia un’arte marziale e non voglio fare cose con capriole”, ok la cerchia si restringe… allora passiamo ai giochi con la palla “no però, ti prego calcio no è proprio da ottusi e rugby mi faccio male”, “amore però il calcio lo fanno anche gli altri compagni..” “no grazie poi è scomodo e devi prendere la macchina… ” Incredibile mai si sarebbe preoccupato dei miei trasporti, ok, non gli piace. Pallavolo? “No”, Basket? Hanno messo il corso alle 6 di sera e dopo una giornata di scuola si potrebbe infartare, Rugby? non gli piace e in effetti è troppo esile me lo schiacciano… Passiamo all’acqua… nuoto? Si ma poi piscina su giu’ costume, doccia, ciabatte, verruche, sinusite… “allora tesoro dammi tu un’idea…” e qui arriva la meraviglia: “vorrei fare tuffi acrobatici, salto con l’asta o tiro col giavellotto… oppure tiro con l’arco”. Ecco facile da trovarsi no? Miracolosamente trovo i tuffi..Chiamo la scuola e una villanissima segretaria mi invita a iscrivermi sul sito dove anticipa essere tutto esaurito, però c’è ancora un posto fantastico disponibile alle 2 del pomeriggio, comodo vero, visto che i bimbi sono a scuola fino alle 4 e mezza? Salto con l’asta solo il venerdì alle 4 dalla parte opposta della città e poi dai quando userà mai l’asta…tiro con l’arco dove lo trovo? E il lancio del giavellotto, ammetto mi sono arresa e non ho guardato!!

A questo punto iniziamo a guardare tutti gli sport nelle polisportive, pensando di portarci anche il fratello, ma è incredibile non ce n’è una che abbia corsi paralleli per più fasce di età dunque se sistemi un fratello l’altro è fuori ed essendo tutte in zone periferiche, chiaro una volta che ci vai ci porti tutta la famiglia… Tennis? Carissimo? Club privati… Ancor peggio.

Detto questo un po’ disperata sento che voglio uscirme… “no dai escludendo aquilone estremo, golf e briscola … cosa possiamo fare? “, “Ci sono mamma, i miei compagni si sono iscritti a Circo, Scacchi e Catechismo”. Ecco a questo punto una lacrima mi stava per scendere, prima l’ho immaginato con un naso rosso, malinconico come i clown e una trombetta, poi curvo sulla scacchiera e infine l’ultimo ecco proprio chiamarlo sport…!

E’ evidente che fare una sana e continua attività fisica a Milano non è facile, molte scuole sono carissime e le altre hanno orari o posizioni scomodi…  l’unica è trovare qualche attività dentro la scuola. Quando sconsolata stavo rinunciando abbattuta..  arriva l’ultimo volantino, quello con scherma proprio nell’orario giusto che mi porta il piccolo sventolandolo con un sorrisone e dicendo “siamo ancora in tempo??”… che sia la volta buona? Incrociamo le dita devono raggiungere almeno i 15 iscritti…

Le mini porzioni dei ristoranti milanesi

piattone

Ora è molto trendy dire “less is more”, è un modo di dire che amo anche perchè mi infastidisono parecchio le persone che usano mille parole per dire semplici concetti. Però quando vado al ristorante, no!

A Milano, soprattutto in centro, ma non solo anche a Venezia o in altre città stanno imperando piccoli ristoranti, talvolta “travestiti” da trattorie che a prezzi decisamente alti ti offrono porzioni a dir poco ridicole. I più generosi offrono anche il menu del giorno a 10/12 euro in cui ti viene portato il piatto della Barbie sia come quantità che come qualità.

Ora non voglio la porzione da buzzurro con piatto straripante, conosco il galateo, siamo sempre un po’ tutte a dieta, però essere presi in giro no! E’ già terza volta nella settimana che mi viene portato la portata principale che occupa in tutto la superificie di 8 cm per 5 cm con il seguente contorno: 4 dico 4 foglie di soncino affranto dal caldo, 3 pomodorini ciliegini acerbi tagliati in 2 (così sembrano 6), nei casi più fortunati mezzo pomodoro (piccolo ça va sans dire!) grigliato.. Solo raramente arrivano anche 2 fiammifferi di carota sbiadita e secca recuperata dal sacchetto del discount.

Con i primi piatti ancora si riesce a sopravvivere, sconsiglio viviamente i ravioli perchè altimenti piu’ di tre non ne arrivano, meglio una pastasciutta tradizionale. Con i secondo è follia pura, prosciutto e melone: di solito arrivano due fette di prosicutto svenute su una triste fetta di melone e stop, ma li paghi come una bistecca di angus; se poi prendi il polipo  ti arrivano due cubetti microscopici in un mare di patate spesso mezzo crude ed insipide. L’insalata di pollo è ancora un mistero, ossia il pollo dov’è andato? Rimane un minuscolo dettaglio anche lì un po’ secco sepolto sotto una malinconica insalatina ingiallita, se chiedi una bella insalatona ti arriva una cofana gigante dove in fondo al piatto a forma di imbuto vedi il contenuto minuscolo e spesso con in cima l’uovo sodo  verde e ovviamente mai intero, sommerso da palline gialle di mais indigeribili!

Sui dolci nemmeno da parlarne altrimenti il tuo menu del giorno lievita in un nano-secondo a 20 euro e comunque non ti perdi molto perchè sono sempre i soliti tre dolci banali e citati con accetto sbagliato e svogliato: in particolare il crème caramel che diventa un odioso creeemecarameel, panna cotta e torroncino affogato. Ma tanto è demodé dunque nessuno lo prende, meglio il gelato di tendenza nel locale di fronte, dove paghi 2.50 euro per una coppetta da gnomo di Biancaneve, ma hai così fame (data l’esperienza del pranzo) che non puoi farne a meno (ieri per altro hanno chiesto ad una signora davanti a me se voleva anche il biscottino tipico del gelato e glielo hanno fatto pagare 50 centesimi in più!).

Io la trovo una truffa, per altro sulla quale nessuno dice nulla se non un rassegnato “beh si sa siamo in centro…” si sa proprio per niente, non esiste che si vada avanti così, i prezzi dovrebbero essere meno gonfiati e la qualità/quantità almeno decorose…  “…much more is better”!

 

 

Festa della Maggiolina 2016

In questo momento 21 maggio, è in corso la festa della Maggiolina a Milano. Si tratta di un appuntamento che si svolge ogni anno. Si inizia con una corsa/maratona non competitiva per 4 km a cui partecipano tutte le famiglie anche non necessariamente atletiche. La destinazione è la scuola di Viale Brianza dove si svolge una vera e propria festa con banchetti, salsicce e musica! La parola d’ordine è “amicizia”! Qui si trovano famiglie appartenenti a culture, religioni, etnie molto diverse e condividono libri, sapori e tradizioni dei loro paesi. I bambini giocano tra di loro e i genitori hanno modo di scoprire e condividere gusti e curiosità di paesi lontani. Unica nota non positiva il traffico durante le corsa. Nonostante alle macchine si fosse richiesto di fermarsi, varie spazientite hanno cercato di passare ugualmente o hanno iniziato a suonare con rabbia il clacson. La corsa non è durata tanto tempo e il traffico veniva bloccato solo a tratti per al massimo 5 minuti. Un po’ di pazienza e civiltà non guasterebbe, specie quando si vede che ci sono dei bambini… 

Oggi a Milano il Militalia

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Come ogni semestre oggi e domani, 14 e 15 maggio 2016, a Milano, nello spazio espositivo di Novegro si svolge il Militalia. Per chi non sapesse di cosa si tratta, è la fiera del collezionismo militare. Qui si incontrano appassionati un po’ di tutto quello che riguarda questo mondo. In passato erano presenti soprattutto collezionisti, si mischiavano pezzi originali storici anche di  elevato valore a copie da pochi euro. Ora è sempre più difficile trovare pezzi da collezione a un buon prezzo che siano contemporaneamente originali. Non ci sono quasi più modellini da costruire. Molte sono le ricostruzioni storiche ed è bizzarro vedere crocerossine e militari di fazioni opposte sorseggiare amichevolmente birre assieme. Grande è la parte dedicata agli abiti camouflage, zaini e look mimetici dove uomini, donne e bambini acquistano pantaloni e t-shirt con le più moderne fantasie americane.

Interessanti anche i padiglioni secondari, da un lato le associazioni di categoria, storiche, volontari come i carabinieri e la X Mas, dall’altro le dimostrazioni di arti marziali, per le quali si sono esibiti alcuni gruppi di preparazione differente. Alcuni sicuramente validi, altri proprio no: incerti e banali. Un po’ fastidioso l’atteggiamento nei confronti delle donne alle quali offrono corsi “speciali” come se si fosse pavide creature che hanno bisogno del programma dedicato… ma si sa è marketing e gli stereotipi sono questi.

Un padiglione che è diventato enorme è quello dedicato al softair, la gadgettistica qui ampissima, armi ad aria compressa, divise di tutti i tipi, accessori tecnici (dagli occhiali anti pallini di plastica ai gps più moderni). Questa parte è contraddistinta da un tone of voice molto diverso da quello che e’ stato in questi anni il Militalia… musica forte, famiglie con bambini super accessoriati, ragazze pluritatuate e spazi dedicati al tiro.

Particolarmente bello il discorso che è stato fatto all’apertura della Fiera da parte del colonnello Arno’ che ha ringraziato le forze militari che quotidianamente difendono il nostro territorio da tutti i punti di vista. Ringraziamento che stride un po’ con alcuni personaggi un po’ esaltati vestiti da Rambo che si aggiravano tra le file degli stand.

Esternamente erano presenti alcuni mezzi militari, in particolare spiccava un tank Canadese parcheggiato tra delle truppe di soldati della seconda guerra mondiale.

Cosa dire nel complesso? Sicuramente da visitare se piace l’argomento, la parte storica offre anche testi e oggetti che appartengono al nostro passato e che possono aiutare a vivere la storia in maniera meno didascalica, e’ anche divertente vedere la gente che per un giorno esce di casa vestita anni ’30 e per chiudere il cerchio sul genere femminile… le donne  pagano un prezzo ridotto come i bambini!

Andiamo a correre?

scarpe

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“E’ arrivata la primavera, tesoro, è giunto il grande momento che tu aspettavi da tutto l’inverno: andiamo a correre!”, “Ma sei fuori? No dai mi viene un infarto e poi vado già in palestra…poi l’aria di Milano…”. “Non è la stessa cosa e poi non vorrai essere ciccia bodrilla?”… Dopo una serie di complimenti vari, mi vedo quasi costretta, si va a correre! Del resto anche a Milano ci sono i parchi e non ho più scuse.

Diciamo che non ho mai amato particolarmente correre, però, si sa che faccia molto bene: il cuore, la circolazione, i muscoli, la respirazione, oltre ovviamente alla linea fisica, ecc. Perfetto pronti e via si parte venerdì sera, destinazione parco. Ovviamente sono coperta come se fossi in siberia, perchè non vorrei mai che la fresca brezzolina mi facesse venire la tracheite, per cui bomberino, tuta da ginnastica, sciarpa, marsupio con dentro tutto (così mi pesa una tonnellata) e app con il contapassi per vedere dove riesce ad arrivare il mio sforzo atletico.

Chiaramente arrivo al parco già stanca, sudata per la giacca imbottita e con un crampo al piede destro. Certo non posso fare questa figura, ne va della mia dignità personale e inizio quella che a mio avviso è una corsetta, anche se sembra di più la moviola di Alberto Sordi.

Dopo il primo giro del parco mi attacco alla fontanella, ossia al “dragone verde” e bevo come se non lo facessi da anni, mentre lui bello atletico (non so da dove attinga le sue risorse!) come se niente fosse non sembra minimamente dare cenni di stanchezza. Comunque vi risparmio la descrizione del mio aspetto dopo i giri successivi, dire che sono uno straccio è troppo poco, il trucco residuo sciolto, ho perso l’elastico della coda e sono arruffata e il piumino è diventato una muta da sub, ma la cosa divertente è chi si incontra nel tragitto.

  1. La coppia di amici iper-atletici che vanno a correre, solitamente vestiti in maniera piuttosto sciatta, in canotta e braghetta corta (ma come fanno, muoio solo a vederli!), tutti lucidi e sudati che – nel tempo in cui io ho percorso più o meno 200 metri – hanno già fatto il giro del parco due volte, loro corronno veramente e riescono a parlare tra di loro, io non capisco come possano ossigenarsi, visto che io dopo la prima parola vengo colta da un attacco d’asma e cerco di conservare il fiato per il passo successivo. Ogni tanto uno dei due sparisce, forse per collasso? No, ma va! sta facendo il percorso salute e gli addominali sul prato…Mi chiedo se siano professionisti o bionici.
  2. Il solitario cuffiettato, lui invece è tutto azzurro, come il principe, diciamo un principe un po’ sintetico, ha degli inserti fluo, ed ascolta musica. E’ molto serio, sguardo nel vuoto, concentratissimo, serissimo. Può essere anche di sesso femminile, in tal caso cambia la colorazione ed è fuxia, non si ferma, non beve, non parla, non ha cellulite, non ha pancia, corre o rotea le braccia con un movimento composto e rigenerante.
  3. Le amiche di mezz’età con il pantalone da ciclista, gamba a tronchetto un po’ corta, maglietta bianca, ecco loro hanno un ritmo più meno simile al mio (sarà per una questione anagrafica?), capello corto non molto pulito con mèche giallognola o melanzana, scarpa unbranded e però a differenza mia riescono a chiacchierare tra di loro. Spesso alternano la corsa ad una camminata veloce. Parlano di lavoro forse, comunque due passi se li concedono e dunque sono da ammirare
  4.  Il gruppo di giovani ragazzine, ecco loro impeccabilmente vestite da corsa, non corrono perchè sono troppo prese a guardare lo schermo dello smarphone, procedono rigorosamente in riga, hanno la coda di cavallo, t-shirt e felpa rosa o bianca, chewingum e talvolta cuffietta collegata al telefono. Di fatto non corrono altrimenti perdono il whatsapp e si confonde loro la vista!
  5. Ed infine… loro: i passeggiatori di cani, sono i più belli, si ritrovano in gruppo e si complimentano a vicenda parlando dei reciproci calori con gioia e stupore. Una parte è reclusa nell’area “dog”, l’altra è in giro con il quadrupede, ma la cosa più esilerante è quando passi accanto a loro in quanto solitamente il cane inizia ad abbaiare di botto, per cui se non ti è venuto un infarto per la corsa, ti viene per il cane che cerca di inseguirti se non fosse per il padrone che – se ti va bene – ha uno slancio fenomenale e recupera il guinzaglio prima che la feroce creatura  ti azzanni il polpaccio! Infatti non è mai il cagnolino con l’occhio languido quello che ti abbaia nell’orecchio destro, ma solitamente il rottweiler o il boxer, ma non quello buono che postano le mie amiche su Facebook, quello con il muso cattivo, l’occhio iniettato di sangue e il bavone! Ecco lui mi fa compiere lo slancio finale, il canto del cigno, quello che mi fa dire: “tesoro abbiamo corso abbastanza, possiamo tornare a casa prima che tu resti vedovo?”!

Dopo questa salutare esperienza, sono distrutta, un’ora è trascorsa, anche se di fatto sono orgogliosa di me perchè non mi sono accasciata subito sulla panchina, guardo il contapassi e ovviamente ho fatto un chilometraggio ridicolo che però, per me, è pazzesco e torno a casa, pronta a farmi una doccia e soprattutto a scofanarmi una pizza cinese che mi ripagherà della fatica, del resto un po’ di calorie le avrò pur bruciate, no?

Avventure Pasquali: il car sharing in una serata di pioggia…

maltempo

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Attendiamo con ansia qualche giorno di vacanza e come vuole la tradizione, anche questa volta…piove! Diciamo che  un classico, di quando si ha finalmente qualche giorno di relax, è essere colpiti da raffiche di pioggia! La siccità è uno dei principali problemi di questi anni, ma non temete, se avete qualche giorno di vacanza, il cielo si aprirà!

Dunque qualsiasi programma o gita fuori porta viene tristemente annullato e sostituito da soluzioni cittadine, in una Milano che praticamente è mezza deserta perchè i fedeli della montagna non demordono e si infilano in code chilometriche pur di fuggire.

Naturalmente a questo punto scatta il programma alternativo e la cosa migliore è organizzare una cena con amici ad un ristorante etnico.

Visto il tempo, troveremo parcheggio? Probabilmente sì perchè appunto la città si è svuotata, ma nel dubbio, prendiamo una piccola auto a noleggio, un’Enjoy. All’andata tutto bene, l’auto è quasi sotto casa, funziona perfettamente, sterzo morbido, scattante, con 3 euro ci risolviamo molte noie. Al ritorno pensiamo di usare la medesima soluzione, il tram ovviamente non passa e la pioggia aumenta, però purtroppo non ritroviamo l’adorata 500, ma prenotiamo un’auto della concorrenza, quella più piccola e tecnologica, ma meno economica.

Prima di tutto saliamo in macchina, controlliamo che non ci siano danni, ma ovviamente con un’acqua torrenziale non si vede nulla, si accende uno schermo accecante dove sono citati più o meno mille graffi e danni, obiettivamente l’inventario a questo punto non e’ fattibile e ci fidiamo che i problemi siano solo quelli.

Non entra il cambio automatico, ma solo quello manuale, che non è un vero manuale, bensì un’orrenda soluzione ibrida, ma a questo punto ormai siamo dentro e non si può fare altro visto che anche il meteo non è dalla nostra parte. La macchina sembra non accendersi, ma facciamo qualche tentativo, mi imputo la colpa della non partenza e alla fine ci avviamo, rotta verso casa, si accendono nel frattempo mille spie sul cruscotto compresa la temibile chiave inglese, non e’ un bel segno, ma si tratta di pochi chilometri per qui pensiamo di proseguire.

Dopo alcuni metri, tra scricchiolii sinistri la macchina si ferma, ovviamente col semaforo verde, dietro tutti suonano, una pioggia infernale… e ora? Panico! Premo il pulsante SOS, mi risponde un ragazzo gentile che mi dà un consiglio geniale, spegnere e riaccendere il motore, per altro azione fatta da me più volte, ma con lui magicamente funziona e finalmente riusciamo a ripartire, colgo l’occasione per snocciolargli tutti gli altri problemi dell’auto e ricomincia il viaggio, ovvio con l’ansia che si rispenga e che ci abbandoni sotto il diluvio.

Finalmente arriviamo sotto casa, troviamo un parcheggio e iniziamo la procedura per chiudere il noleggio, compare la terribile scritta “non è possibile terminarlo perchè non c’è la connessione” o una cosa del genere, “si consiglia di cambiare posto”, ecco non è proprio facilissimo cambiare parcheggio, di domenica sera, con la pioggia. Comunque seguiamo le istruzioni, ne troviamo miracolosamente un altro  e ricominciamo da capo,  ancora la stessa scritta, niente, non gli piace nemmeno il secondo. A questo punto richiamo il servizio SOS, ormai penseranno sia deficiente io e mi rispondono che devo spegnere e riaccendere il motore (diciamo che è il loro consiglio preferito) e che comunque loro non possono terminare il noleggio, devo chiamare un numero fisso. Inizio ad essere veramente stufa. Chiamo il nuovo numero, a pagamento chiaro e finalmente, dopo un po’ di attesa, riusciamo a sbloccare il tutto e ad abbandonare il terribile mezzo. Sono stressatissima e sudata, finalmente sta smettendo di piovere, è stata un’esperienza angosciante! Mi è arrivata pure la fattura di quasi 10 euro ossia ho speso tre volte in più rispetto all’andata con un viaggio da incubo. La prossima volta farò una cena a casa! O in alternativa prenderò un taxi…oppure l’adorata macchinina rossa!

Starbucks aprirà anche a Milano

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Negozi che chiudono, ma non solo, anche nuove catene che aprono! E così Milano ancora una volta è al centro di una novità e questa volta particolarmente interessante per il mercato Italiano. E’ da tempo che se ne parla ed ora tutti i giornali annunciano questa notizia: anche da noi sbarcherà  l’iconico Starbucks.

Ne ha da poco dato comunicazione proprio Howard Shultz, amministratore delegato di Starbucks,  e nel 2017 potremo così festeggiare la grande apertura della caffetteria più diffusa al mondo.

La società americana lavorerà in partnership con il gruppo Percassi, che sarà il licenziatario unico per l’Italia.

Il gruppo Percassi è un colosso, è stato fondato nel 1976. Oltre a possedere dei marchi come Kiko Milano e Madina (cosmetica) e Vergelio (calzature), lavora nella gestione e nello sviluppo in Italia di grandi marchi internazionali come Gucci, Polo Ralph Lauren, Nike, Victoriàs Secret e Lego.

Ma come sarà questo nuovo Starbucks Milanese? Sarà un locale di design nel centro, in armonia con la città e con una musica ad hoc pensata per il gusto locale. A seguire già si parla di Venezia, altra città cosmopolita Italiana centro di turismo ed eccellenza.

Sicuramente si tratterà di una sfida, in Italia esiste una particolare cultura del caffè, in particolare dell’espresso che mi è capitato di incontrare specie al sud, in particolare a Napoli. A Milano cappuccini, frappuccini e simili golosità sono apprezzati e diffusi. Sicuramente il brand sarà all’altezza di soddisfare i gusti più diversi, come ha già fatto all’estero.

Benvenuto dunque a questo marchio americano nel nostro mercato Italiano! Attendiamo curiosi di assistere al gran giorno!