We are hiring…quando fuggire?

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Oggi parliamo di annunci di lavoro e di abilità richieste in molti uffici. Esistono manuali, corsi, testi che insegnano ai candidati come presentarsi nel migliore dei modi ad un colloquio, come vestirsi, come porsi, cosa dire e cosa non dire, come preparare un CV e come contattare un possibile datore di lavoro.
Eppure non ci si sofferma mai abbastanza a indicare i segnali insidiosi nascosti dietro ad un annuncio di lavoro, non mi riferisco a quelli evidentemente pericolosi di cui hanno già parlato le nostre cronache (ricerca di voluttuose modelle, ecc.), ma quelli diciamo dei tradizionali posti di lavoro ai quali anche persone non giovanissime potrebbero ambire.
Ecco le dieci parole chiave che possono sottintendere una vera fregatura:
1. Cerchiamo un manager, seguita da quella intern/stagista oppure “con almeno 1 anno di esperienza”: come può un vero manager non avere anni di esperienza?? E poi quante persone coordinerai? Dunque non farai il manager…
2. si richiede flessibilità: attenzione, questa è una fregatura! significa che vi chiederanno più ore non remunerate, viaggi non concordati, sbattimenti e ricordati la flessibilità sarà solo da parte tua…
3. resistenza allo stress: ecco questa è proprio quella che mi fa più imbizzarrire, allora ricordiamo cos’è un impiego: “io lavoro bene, tu mi paghi” se da questo accordo subentra “io o il cliente ti urliamo in faccia e tu resisti” qui bisogna ricorrere ad uno specialista, psicoterapeuta che possa gestire l’incapacità di controllarsi del datore di lavoro e del suo pessimo entourage.
4. il candidato è un problem solver capace di raggiungere gli obiettivi in autonomia: questo già indica che ci sono un sacco di “rogne” che ti dovrai “smazzare per conto tuo”… anche perché poi di solito dopo poche righe di dicono a chi devi rispondere, quindi tu sei responsabile delle crisi, ma tranquillo i meriti li prenderà il tuo capo!
5. le tue responsabilità: di solito si tratta di un elenco noiosissimo di mansioni, quelle che non vorrebbe fare nessuno, doveri che faranno imbizzarrire il tuo super-Io, in inglese (certo perché l’annuncio italiano fa sfigato!) con il tono imperativo “tue, solo tue” – se vengono superati i 5 punti hai vinto la presidenza del Paese…
6. è richiesta la laurea in informatica o in statistica o in matematica: perché è un cattivo segnale?? Perché spesso l’annuncio riguarda la gestione di una pagina facebook! Forse chi ha creato l’inserzione non sa bene cosa cercare?
7. Le sigle incomprensibili: si richiede la conoscenza di …. E qui inizia l’elenco degli acronimi, è una sorta di parola d’ordine, se capisci cosa dicono puoi accedere alla “loggia”. A questo annuncio puoi rispondere solo se sei “dei loro”… se le capisci tutte, ma tranquillo non conoscerai tutti i linguaggi, salvo che tu non abbia 20 anni di esperienza…
8. richiesta di abilità opposte: i toni sono sempre euforici – devi essere un creativo stupefacente e geniale e nel contempo, metodico, con grandi capacità analitiche, è un po’ come chiedere a un artista bizzarro e incontenibile di essere un ingegnere precisetto, insomma senza togliere nulla a nessuno e senza voler cadere negli stereotipi, se sei Leonardo hai trovato la tua occasione altrimenti lascia stare se no ne risentirà la tua autostima
9. tono eccessivamente euforico “avrai la grande opportunità di lavorare con noi”: questo fa un po’ televendita, super-sconto, di solito l’annuncio è tutto in tono confidenziale… a priori diffiderei di chi vuole dimostrarsi un simpaticone, di lavoro stiamo sempre parlando…se stai cercando invece di acquistare un materasso ok!
10. esistono poi una serie di qualità personali che vengono richieste e queste non solo al momento della ricerca e che non riguardano solo i giovanissimi. Si tratta in realtà di abilità che dovrebbero avere i famosi manager già ben artigliati alle loro poltrone – ma visto che tristemente non sempre le hanno, a cascata, le richiedono agli altri, ossia: avere delle idee disruptive, dimostrarsi proactive, committed, pensare out of the box, avere la capacità di abbandonare la comfort zone e ciliegina sulla torta avere una entrepreneurial mindset … e su quest’ultima skill lascio a voi la riflessione…!

E se ospitassimo una ragazza alla pari?

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Essere mamma ai giorni nostri talvolta è complesso, tra lavoro, impegni, riunioni, non è facile gestire la famiglia. Una volta si ricorreva ai “nonni”, ma ora i tempi sono cambiati, si è allungata l’età nella quale si fa il primo figlio oppure si vive in città diverse e quindi come fare? La prima soluzione che viene in mente è la babysitter, peccato che i costi non siano per tutti sostenibili e non tutte le ragazze intenzionate a “venire incontro” e quindi? Quindi abbiamo trovato una soluzione alternativa, ospitare una ragazza alla pari!

Ospitare una ragazza alla pari è un’esperienza molto bella. Se volete seguire questo percorso prima di tutto dovete sentirvi pronti all’idea di avere in casa un’altra persona, una persona che sarà come una figlia grande – sotto tutti i punti di vista. E come tale non sarà necessariamente come immaginate voi, ma esattamente come può accadere con un figlio fatto da voi, “lei è lei”!

Partiamo dagli aspetti postivi: prima di tutto lo scambio culturale, una ragazza di un altro paese vi porterà una ventata di novità, a partire dalla lingua che i vostri bambini potranno imparare sin da piccoli. Indubbiamente è un aiuto formidabile se lavorate e una compagnia. Si tratta di ragazze giovani e spesso divertenti che portano allegria e insegnano anche “nuove tendenze”. L’aupair generalmente vive in casa per cui è bello poter condividere le nuove esperienze reciprocamente.

Dall’altra parte bisogna stare attenti perché non tutte le ragazze sono realmente motivate a fare questa esperienza, a volta non sono proprio convinte, possono essere i genitori a spingerle a farlo e poi si pentono, oppure di fatto non hanno voglia di occuparsi dei vostri figli e di giocare con loro ma solo di uscire da casa loro e di folleggiare in un altro paese con la faccia nel cellulare. In questo caso il consiglio è di invitarle a trovare delle altre soluzioni, altre occupazioni più idonee alle loro esigenze e soprattutto alle vostre di genitori.

Consideriamo poi che una ragazza alla pari non è una baby sitter specializzata e bisogna insegnarle a stare coi bambini, spesso hanno 20 anni e sono giovani, non è tutto scontato… non possono sostituire il vostro ruolo ma affiancarsi come aiuto nella gestione day by day.

Negli ultimi 5 anni ho avuto modo di ospitare molte ragazze, talvolta per brevi periodi, talvolta per lunghi (e sono le soluzioni che consiglio anche per dare continuità ai vostri figli). Devo dire che alcune di loro sono state delle ragazze meravigliose con le quali costruire proprio un bel rapporto, altre delle delusioni terribili dalle quali fuggire…

Nella selezione della ragazza ricordatevi anche che è importante il paese di provenienza e la cultura anche perché gestiranno il rapporto con i vostri figli in base a quanto hanno a loro volta appreso ed è importante che non sia troppo distante dal vostro punto di vista per evitare conflitti: interazione sì, scontro no!

Infine la ragazza alla pari non è una colf, ma una figlia in più e bisogna essere aperti ad aiutarla, a condividere con lei gioie ed emozioni ed insegnarle ad affrontare una nuova tappa anche per la sua vita, non è sempre facile, ma quando riesce è molto bello!

Mamme andate a lavorare che fa bene!

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Proprio oggi stavo leggendo una notizia che sta girando sui social, una lettera aperta ad un giornale, di una mamma che racconta il fatto di aver lasciato il lavoro e rinunciato alla carriera per dedicarsi interamente ai figli. Giusta o sbagliata che sia la sua scelta, ha dato seguito ad una serie di commenti più o meno apprezzabili da una sfilza di mamme. In particolare mi ha colpito il parere di una che affermava che le lotte degli anni passati per la parità dei diritti sono state inutili in quanto tutto sommato è meglio stare a casa, altre raccontavano con orgoglio la gioia di fare le torte per i propri piccoli senza dover fare più le corse tra lavoro e scuola.

Dopo aver letto tutto questo sono rimasta a dir poco basita. Già in passato mi raccontò una mia dottoressa che spesso le mamme ancora in gravidanza supplicavano di aver certificati per prolungare i periodi di maternità, con il risultato che stando a casa a far niente veniva loro l’esaurimento! Di fatto poi la maggioranza dice di voler dedicare più tempo ai figli, ma poi se ne lamenta di continuo, cerca di sbolognarli appena possibile iscrivendoli ovunque e spesso diventa aggressiva con tutta la famiglia perchè comunque frustrata e annoiata!

Premetto che trovare lavoro come madre, non è facile, e che molte mamme hanno fatto benissimo a licenziarsi da datori di lavoro schiavisti, ma non perchè mamme, ma perchè le condizioni di lavoro di certi posti sono indecenti e il trattamento di alcuni manager nei confronti dei dipendenti è imbarazzante,  ma vorrei sottolineare alcuni miei pensieri.

Prima di tutto potersi permettere di non lavorare è un lusso! In primis si lavora per ragioni economiche e non c’è un gran merito nello stare case a farsi mantenere da mariti, genitori postando dai luoghi di villeggiatura mentre i tuoi parenti fanno il doppio per consertirti di fare questa vita. Certo più divertente fare i pasticcini che non faticare in un ufficio, ma talvolta è inevitabile! E non sempre il lavoro è solo fatica a volte è anche piacevole se non divertente e si impara sempre…

Il lavoro, non è solo una fonte di reddito, ma anche un modo per impegnare le proprie energie in qualcosa di diverso, anche solo un part-time fa bene  alla testa, non per niente ricordo che tutte le religioni parlano di lavoro e come sappiamo le religioni davano delle “regole” affinchè le persone potessero avere dei comportamenti socialmente utili. Per fare alcuni esempi, secondo la filosofia buddista: “una parte importante della vita di una persona è il proprio lavoro, e il lavoro di una persona si trova con due strade: o combatti per un lavoro che vuoi fare o fai il lavoro che la vita ha scelto per te..”, se vai nel Cristianesimo, come mi insegnavano le madri benedettine quando ero piccola :”inizio della Regola 48 il lavoro manuale è necessario perché l’ozio è nemico dell’anima”, grandi lavoratori già sappiamo nel popolo Ebraico: nel Talmud molta dignità è conferita al lavoro: “Grande è il lavoro perché onora i lavoratori”. Fortemente stigmatizzata è invece l’inoperosità: “L’uomo muore solo per l’ozio”. Del resto che “l’ozio sia il padre dei vizi”, ce lo diciamo tutti da anni. Non solo ma anche Muhammad diceva: “Nessuno ha mai mangiato un pasto migliore di quello che si è guadagnato col proprio lavoro”.

Anche al punto di vista sociologico il lavoro ha una rilevanza e non solo economica o psicologica, ma anche sociale: secondo Durkheim: “la divisione del lavoro prende gradualmente il posto della religione come principale fondamento della coesione sociale”.

Detto questo, mammine radical chic casalinghe, andate a lavorare, anche solo poche ore, da casa, con una collaborazione, le formule di oggi sono mille, ma non nascondetevi dietro agli alibi dei figli per mascherare la vostra non-voglia di fare. Non celatevi dietro il pianto di mali immaginari quando invece ci sono veramente persone malate che lottano quotidianemente per condurre una vita normale.

Personalmente so di cosa stiamo parlando ho figli, ho animali, lavoro e certo non poco, corro dalla mattina alla sera e vado anche in palestra.  Le ore con i figli non si pesano solo a quantità, ma a qualità del rapporto, esistono mille modi per avere degli aiuti anche se i genitori sono lontani, non lasciamoci dominare dall’indolenza della depressione.. non porta a molto…Si può lavorare, stare con i propri bambini, giocare con loro, fare i compiti, ridere assieme sulle reciproche disavventure del giorno (loro a scuola e noi in ufficio), essere complici, raccontare la favola della buona notte e  comunque sempre volersi bene stando assieme.

I sacrifici fatti dalle nostre progenitrici alla fine degli anni ’60 e anche prima non devono essere vanificate come invece sosteneva la madre tanto felice di poter fare il brodo, mantenuta e viziata, ingiustamente deplorando le lotte di generazioni antecedenti…

Ariexit, una milanese a Londra!

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Ci siamo, si parte, meeting di lavoro, tre giorni a Londra. Premetto che viaggiare di questi tempi non è la cosa più rilassante tra controlli, allarmi vari e minacce, però si va avanti!

La cosa più bella quando arrivi a Londra in estate è il tempo, si perché finalmente abbandoni l’afa della tua città per essere sorpreso da nuvoloni e un fantastico venticello che ti fa tornare indietro nelle stagioni, oppure avanti, di fatto finalmente ricominci a respirare e soprattutto a dormire confortato da un caldo e soffice piumino anche al 27 di luglio!

Case e palazzi come si sa sono contraddistinti dal tipico stile British, e rimango sempre affascinata nel vedere rigogliosi parchi nella quale la gente passeggia amabilmente, tante realtà diverse, differenze alla quale anche noi siamo abituati, ma a Londra sono ancora di più.

Non ti senti mai solo perché più meno ovunque trovi un tuo connazionale lì per lavoro, comunque disponibile a darti un consiglio…

Nel lavoro persone brillanti e volenterose, serene e dinamiche ti fanno respirare un’aria differente, veramente “exciting” e stimolante.

Tutto qui funziona, i mezzi pubblici sono precisi e puntuali, il tg alla mattina ti avverte se ci sono dei ritardi nella metro o delle stazioni chiuse e tutto è come dovrebbe essere e non capisco perché da noi sembri sempre un miraggio. Quanto sono partita il Malpensa Express non era sul binario 3 e non era vero come riportava il sito che potevi fare il biglietto davanti al treno, mentre a Londra segui le indicazioni e trovi quanto specificato, incredibile eh?

Locali di tendenza, ristoranti fusion dai sapori asiatici, supermercati aperti anche alle 10 di sera, fantastico! Capisco la scelta di molti di andare a vivere in questa affascinante, unica e efficiente città. Ancora oggi la tradizione si mischia alla frizzante modernità e non dimentichiamoci quanta buona musica arrivi proprio da queste zone…

Tre giorni intensi,  unico rimpianto, sono volati, sarei voluta tornare a Camden Town, sarà per la prossima volta, see you soon London!

Prigionieri del senso di colpa? Come uscirne!

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Mi capita di incontrare sempre di più persone poco preparate e qualificate, frustrate, arriviste o semplicemente desiderose di emergere sugli altri che, per coprire la propria scarsa professionalità, per avere più potere, per nascondere i propri errori, per guadagnare di più o per scaricare le proprie responsabilità, optano per un simpatico giochetto che si basa sulla creazione del senso di colpa e sulla distruzione dell’autostima altrui.
Questo accade un po’ a tutti i livelli e tristemente molte persone ingenuamente “ci cascano”, si abbruttiscono e non credono più nelle proprie capacità, oppure spendono i massimi per guadagnare la stima di questi personaggi, si giustificano, si scusano, si umiliano. Facciamo alcuni esempi che mi è capitato di vedere o di sentirmi raccontare.

Il veterinario arrivista: quello che ha scelto questo mestiere per guadagnare i massimi. Astuto e con toni di finta preoccupazione e rimprovero, colpevolizza il povero cliente, prima di tutto per la scelta del cibo del piccolo amico a quattro zampe, guai ad usare una marca mass-market di cibo (come vorrei che si beccassero una querela!), lo fa ritornare almeno tre volte con esami assolutamente inutili, ipotizza scenari catastrofici e patologie gravissime anche se la povera creatura ha semplicemente un disturbino intestinale per aver mangiato le piante sul terrazzo. No, sicuramente potrebbe avere un problema di ipertiroidismo, i vermi, oppure dei problemi renali – curiosamente asintomatici. Una bella lista di esami carissimi risolverà il tutto e permetterà al povero malcapitato di avere finalmente il consenso del medico.

Le maestre scansafatiche:  tante sono brave, ma purtroppo  alcune sono maestre proprio nel colpevolizzare le mamme lavoratrici, come se fosse una cosa deplorevole, forse perchè loro non hanno voglia di fare più di tanto… “questi anni non tornano più”, “mancherebbe SOLO lei…”, “ma nel w-end state con i vostri figli?”. Toni e sguardi sempre di rimprovero per cercare di sondare se possono accusarti di qualcosa, anche se i tuoi figli sono tranquilli e vanno bene a scuola. Se forse avessero meno mesi di vacanza, potrebbero ridistribuire meglio i programmi e se iniziassero ad avere un atteggiamento più responsabile loro, sarebbe tutto più facile…

La colf lamentosa: questa è l’apoteosi! Diciamo che in questo periodo trovare una brava colf è difficile, trovarla lamentosa è facile, ma quella che ti colpevolizza è fantastica: nella classifica delle lamentele le più belle: “dovrebbe essere lei a stendere gli abiti al dritto così glieli potrei piegare meglio”, “certo, non ho sbattuto i cuscini, sono allergica alla polvere”, “uffa, gli animali lasciano il pelo e mi costringono a usare l’aspirapolvere”. Mi verrebbe da dire… Chi fa da se fa per tre! Quasi quasi è meglio non lavarsi, così non bisogna pulire la doccia dopo…!

L’unico consiglio che posso dare è, se vi trovate davanti a soluzione simili non mettevi in discussione subito, si tratta spesso di meccanismi psicologici fatti solo per dominare o per ottenere qualcosa da voi, e una volta riconosciuta la meccanica… il vostro possibile e latente senso di colpa magicamente svanirà!

Milano tra luci e ombre

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By free-website-translation.com

  Ebbene sì, Milano una città dal profilo ambivalente. Tanto contestata eppure tanto amata. Città nella quale vivere o dalla quale fuggire? Come al solito non esiste mai un’unica risposta, dipende. Da cosa? Forse dall’età, dalle proprie esigenze, dal proprio stato civile, economico ed emotivo.

Di fatto è una città che a mio avviso offre veramente tanto. Prima di tutto offre il lavoro, che non è poco, lo dico per esperienza, in Italia in particolare esiste un notevole campanilismo e, che ci piaccia o meno, non è facile trovare stipendi decenti e lavori interessanti proprio in ogni comune specie se si è “donne in età fertile” oppure uomini “non imparentati con i signorotti locali”.

Secondariamente garantisce una qualificata istruzione; più o meno contestate, le scuole di Milano sono di fatto buone, non parlo solo delle private, ma anche delle pubbliche. Altro aspetto che non è male.

Propone corsi di tutti i tipi, attività sportive, lingue straniere o le arti più bizzarre: qui puoi scegliere di seguire qualsiasi hobby anche a prezzi ragionevoli. Come dice una mia amica spagnola, “è una città per le donne”, certamente le ragazze possono trovare interessi diversi, riunirsi in compagnia e divertirsi. Locali, cinema, teatri, centri commerciali, sport, si trova veramente di tutto.

Senza dimenticare l’aspetto sanità, pur con i suoi notevoli problemi esistono strutture e medici molto validi, che non ovunque si incontrano.

Questa povera Milano, negli ultimi  anni, ha subito, però, un processo di “degrado” notevole e questo non lo si può negare, molta sporcizia, criminalità locale e mancanza di verde alla quale si aggiungono molti cafoni (Milanesi e non) che non hanno il minimo spirito civico e  che sono convinti che il marciapiede sia il luogo ideale per gettare rifiuti, far sporcare il proprio animale domestico, quando addirittura non loro stessi dopo una birra di troppo. A livello artistico ed architettonico ha avuto i suoi problemi, ricordiamoci che abbiamo anche avuto una guerra meno di un secolo fa che sicuramente non ha giovato, la ricostruzione e gli interessi economici immobiliari, mal controllati, hanno guidato la ricostruzione di palazzi spesso dall’aria mostruosa, colossi del cattivo gusto nel quale poter stipare il maggior numero di persone, talvolta non rispettando le regole ambientali.

Milano ha un’ulteriore grande pregio, è anche una città ospitale, nei confronti degli stranieri che molto spesso sono riusciti ad integrarsi perfettamente, nei confronti degli italiani stessi che frequentemente si trasferiscono qui, criticando la mancanza di mare, montagna, natura e meraviglia artistiche e  senza riconoscere, però, la grande opportunità che a molti di loro offre.

Alcuni criticano Milano di essere una città emotivamente fredda, ma non è così, nei quartieri ormai si ricreano l’ambiente e la confidenza che esistono nei centri più piccoli senza avere il problema del gossip da paese, ma beneficiando di una sorta di controllo sociale, utile specie alle famiglie con figli.

E’ vero che qui tra un marciapiede ed un palazzo i bambini non crescono correndo su spiagge e respirando l’aria pura di Heidi, però, imparano già da piccoli a relazionarsi con culture, etnie e religioni differenti oltre che a conoscere meglio la propria. Per i piccoli i loro compagni sono amici e basta, che le origini siano diverse non è rilevante e questo dovrebbe insegnarci molto, mentre in altri luoghi si trova molta più chiusura mentale, muri e mancanza di tolleranza verso quanti non fossero parte del “paesaggio” sin dalla nascita.

Tendenze, cultura, eventi si mischiano a processi migratori difficili e rischiosi. Il Quadrilatero della Moda da un lato, la Stazione Centrale dall’altro: due mondi opposti. In questa poliedrica città vivono celebrities e poveracci,  persone ordinarie e straordinarie, criminali ed onesti.

C’è un po’ di tutto. Indubbiamente è una realtà difficile, ora è come erano 50 anni fa Londra forse o Parigi, metropoli pericolose da un lato, affascinanti dall’altro, tuttavia meritevoli di essere conosciute, visitate e anche, se vogliamo, amate, comunque non criticate a priori.