La curiosità dov’è andata?


Durante l’infanzia, viene data una grande importanza alla capacità di essere creativi, di inventare delle storie, di imparare cose sempre diverse. I giochi dei bimbi devono essere intelligenti, costruttivi, fantasiosi. Poi non si sa cosa succeda, ma crescendo questi principi vengono sempre meno… Le persone adulte, si vantano spesso nel mondo del lavoro di essere “creative” e abili nelle proprie mansioni, mentre invece si tratta di grandi copiatori, poco originali, ma soprattutto poco curiosi.  Da cosa si capisce questa loro scarsità di curiosità? In primis dalla mancanza di hobby e di interessi. La gente ha sempre meno passioni. Sarà per la mancanza di tempo, sarà per pigrizia, ma di fatto è molto difficile trovare persone che vadano al di là del proprio giardinetto. Unico interesse diffuso, spesso portato a bandiera della propria cultura, è il fatto di aver fatto dei viaggi. Essere dei turisti, però, non basta e anche quello dipende da come viene fatto e con quanto si porti a casa da questi spostamenti. In alternativa alcuni vantano di andare in palestra, correndo magari su un nastro come dei criceti supportati da un personal trainer. Per carità piuttosto che riempirsi di popcorn davanti al pc va bene, ma anche qui c’è sport e sport. Correre all’aria aperta, guardare in giro o seguire una disciplina sportiva è meglio, rispetto a trovarsi soli con le cuffiette davanti al monitor di una cyclette leggendo la posta elettronica. Guardando le pagine Internet di questi no-curiosity-people si vedono solo post che riguardano il loro lavoro, sono assolutamente prestazionalisti, fanno il compitino… Se sono giovani vedi solo foto in compagnia dove fanno brindisi in località amene che però non riesci a vedere in quanto nascoste dai loro faccioni livellati dal “selfie effetto bellezza”. Mai niente di diverso o innovativo, niente di loro o di minimamente intrigante. Soprattutto queste persone non sono divertenti, non sanno ridere e non giocano e questo è molto triste, si nascondono dietro ai loro impegni noiosi per giustificare l’assenza di emozionare. Ormai, in Italia, anche nei colloqui spesso non vengono scelte persone con esperienze diverse che potrebbero accrescere le competenze aziendali, ma dei cloni di individui già esistenti, che non portano alcuna freschezza, in un eterno livellamento, un piattume verso il basso, per dirla con linguaggio di oggi “è tutto molto flat”. Quindi come uscire da questa china verso l’inesorabile tristezza? Prima di tutto il mio consiglio è di godersela un po’ di più in generale, iniziando dalla cucina e assaporando anche sapori diversi. Secondariamente leggere, eh si proprio come ti dicono a scuola, ma non solo le notizie, ma proprio dei libri, poi frequentare delle persone giovani, con le quali fare anche delle attività divertenti o avere uno scambio. Ascoltare la musica! Chi sente più la radio? Avere l’umilità di riconoscere che si impara ogni giorno, a qualsiasi età, praticare uno sport, dedicarsi agli altri. Eh si anche dedicarsi agli altri, avere un confronto, saper ascoltare aiuta ad evolversi, usare i social e i viaggi come mezzi per imparare non solo per mostrare, avere un approccio felicitante alla vita, infantile, non nel senso regressivo, ma nel senso pionieristico. Non avere delle preclusioni, incredibile ci sono ancora persone “contro” ai social, alla televisione, ai giocattoli in plastica, alle medicine e il vero dramma non è che li contestino, posizione del tutto rispettabile, ma che lo facciano aprioristicamente, senza conoscerli. Ricordiamoci la curiosità è la prima leva verso l’apprendimento e se nei primi anni della nostra vista serve per crescere, dopo serve per non invecchiare e non essere anacronistici, ma soprattutto a non essere noiosi e a gioire un po’ più della vita che può offrire anche tante sorprese!